Produzione distribuita locale: come cambia il paradigma del modello produttivo tradizionale
Introduzione
Siamo oggi di fronte a sfide che riguardano ogni ambito della vita dell’uomo. La comunicazione, il commercio, la vita sociale e lavorativa vede il riordino delle regole a livello mondiale di quello che fino a ieri, e per secoli, è stato il modello economico di riferimento dell’intera comunità terrestre.
La globalizzazione, per quanto oggi sia un tema che vede esperti politici, sociologi ed economici in prima linea per abbattere gli effetti negativi come lo sfruttamento di risorse umane e/o naturali, ha portato ad una interconnessione più rapida, apportando sviluppo in aree totalmente emarginate e abbassando i costi delle imprese a vantaggio di nuove opportunità di business. Parlando di manifattura il modello più diffuso che ha accompagnato il nostro sistema economico è quello della produzione delocalizzata, ovvero la possibilità di organizzare il proprio processo produttivo dislocando parti della catena in Stati diversi da quello di appartenenza.
Con l’avvento di nuove tecnologie e con l’evolversi della domanda sempre più presente nella progettazione, personalizzazione e produzione dei propri prodotti, con richieste di consegna dei beni in tempi più rapidi, il mondo manifatturiero sta esplorando nuove opportunità per adattarsi a questi cambiamenti. A differenza di qualche decennio fa, delocalizzare la propria produzione sembrava essere l’unica scelta strategica per competere nel mercato globale, oggi invece sempre più aziende stanno comprendendo il valore della produzione in patria.
Produzione Delocalizzata
Nelle grandi produzioni tradizionali i grandi quantitativi di beni standardizzati prodotti vengono commercializzati in diversi mercati. Solitamente il fulcro del sistema è la grande azienda multinazionale che commercializza il prodotto finito. A questa si affiancano una miriade di fornitori e spesso anche intermediari che fanno da collegamento con il consumatore finale. Dunque, cosa succede: il design di un prodotto viene fatto in un Paese. Il mercato di destinazione può essere un altro Paese ancora. La produzione fisica viene spostata dove manodopera e materie prime costano meno, in quanto l’economia di scala permette di ammortizzare i costi di produzione, assemblaggio e trasporto... E così via.
La scelta di delocalizzare da parte delle imprese produttive industriali è dettata dalla necessità di avere un costo di produzione minore. I Paesi che hanno tratto vantaggio da questa esigenza sono stati Cina e paesi dell’Est Europa. L’economia cinese, infatti, ha sfruttato e accelerato la sua crescita economica offrendo ai Paesi industrializzati la possibilità di produrre con una mano d’opera decisamente inferiore. Un altro esempio è la Bulgaria che ha attratto gli investimenti offrendo delle condizioni fiscali volte a sostenere le proprie politiche economiche di sviluppo. Questo fenomeno ha creato in Europa e America la desertificazione di distretti industriali importanti con ripercussioni a livello economico e sociale. Tra queste la grande contrazione dei posti di lavoro facendo perdere al contempo competitività strutturale in quanto nel tempo si sono delocalizzate anche funzioni molto importanti come l’ingegneria, la progettazione, portando anche le subforniture a perdere la loro ragion d’esistere dissolvendo interi indotti per alcune particolari produzioni.
Produzione Distribuita
Il panorama economico attuale è diventato sempre più competitivo e i grandi produttori devono concentrarsi sulla velocità di immissione sul mercato, sull'aumento dell'efficienza e sulla qualità costante. Viviamo e operiamo in un mondo tecnologicamente connesso. Le unità commerciali più piccole e più reattive sono più in grado di gestire una produzione di alta qualità a livello locale che in qualsiasi altro momento della storia. Nel contesto della quarta rivoluzione industriale e della trasformazione digitale delle imprese, il tema delle filiere logistiche di produzione, della loro evoluzione e digitalizzazione, la cosiddetta Supply Chain 4.0, sta diventando di primario interesse per le aziende.
La produzione distribuita ribalda l’approccio della produzione tradizionale, coinvolgendo una rete digitale di siti di produzione decentralizzati, distribuiti su aree geografiche diverse e collegati tramite tecnologia digitale. Le tecnologie che possono abilitare questa visione sono già disponibili, e molte aziende si stanno muovendo nell’adottarle per innovare la propria business intelligence, i trasporti, il magazzino e ottenere una maggiore flessibilità nella catena di approvvigionamento.
La stampa 3D si sta affermando sempre di più con un impatto su tutti i livelli della catena industriale. Non solo produzione, dunque, ma anche la logistica e la Supply Chain si dovranno adattare, intercettando nuove possibilità di risparmio ma anche soddisfacendo nuove aspettative e tempistiche. Il servizio Roboze 3D Parts vuole accelerare questa tendenza fornendo una soluzione on demand e just in time, grazie ad un network di produttori certificati e specializzati distribuiti in tutto il mondo. L’obiettivo è quello di aiutare i produttori a ridurre i costi e i tempi nella catena di fornitura attraverso la digitalizzazione del loro inventario, accelerando l'innovazione e far fronte alle dinamiche di mercato in rapido cambiamento, con la produzione di parti personalizzate quando e dove necessario.
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